giovedì, Dicembre 12, 2024

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Israele-Hezbollah, premier Libano agli Usa: “Non vogliamo escalation”

(Adnkronos) – “Il Libano non vuole l’escalation”. Così il premier libanese Najib Miqati che nella sua residenza di Beirut ha ricevuto l’inviato Usa Amos Hochstein, in visita per cercare di allentare le tensioni tra Israele e Hezbollah. “Quello che è necessario è fermare l’aggressione israeliana in corso contro il Libano e tornare alla calma e alla stabilità lungo il confine meridionale” del Paese dei Cedri, ha detto il primo ministro secondo le dichiarazioni rilanciate dall’agenzia libanese Nna. 

“Continuiamo a cercare di fermare l’escalation, ripristinare la sicurezza e la stabilità e continuiamo a cercare di porre fine alle violazioni della sovranità libanese e agli atti sistematici di uccisione e distruzione commessi da Israele”, ha aggiunto Miqati, che ha denunciato le “continue minacce israeliane al Libano”.  

“Il conflitto lungo la Linea Blu tra Israele e Hezbollah è andato avanti abbastanza a lungo. Persone innocenti stanno morendo, le proprietà sono danneggiate, le famiglie sono distrutte e l’economia libanese continua a declinare”, ha detto intanto Hochstein parlando con i giornalisti a Beirut. “Il Paese sta soffrendo senza una buona ragione. È nell’interesse di tutti risolvere il conflitto rapidamente e diplomaticamente”, ha aggiunto al termine degli incontri con i funzionari libanesi. “L’obiettivo del presidente americano Joe Biden è evitare un’ulteriore escalation verso una guerra più grande”. 

“Sta per scadere il tempo” per un accordo “mediato a livello internazionale sul confine settentrionale” che ponga fine ai combattimenti con Hezbollah. A lanciare l’avvertimento è stato Benny Gantz, esponente di spicco dell’opposizione israeliana, che ha da poco lasciato il gabinetto di guerra creato in Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre. Gantz, che ieri ha incontrato l’inviato speciale degli Stati Uniti Amos Hochstein, ha riferito di aver mandato proprio questo messaggio al suo interlocutore, al quale peraltro – ha scritto su X – “ho espresso il mio apprezzamento per il suo ruolo personale nel cercare di favorire la stabilità regionale”, ha aggiunto. “Ho sottolineato il mio impegno a eliminare la minaccia che Hezbollah rappresenta per i cittadini del nord di Israele, a prescindere dagli sviluppi della guerra a Gaza, e sosterrò qualsiasi decisione politica o militare responsabile ed efficace in merito dall’esterno del governo”, ha aggiunto.  

L’ex ministro della Difesa ha annunciato la scorsa settimana la sua uscita dal gabinetto di guerra – il cui scioglimento è stato formalizzato ieri dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – a causa dei suoi disaccordi con il capo del governo sull’offensiva scatenata contro la Striscia in seguito agli attacchi di Hamas e di altre fazioni palestinesi. 

Almeno 17 civili sono stati uccisi, altri sono rimasti feriti oggi negli attacchi aerei israeliani che hanno colpito diverse aree della Striscia di Gaza. Fonti locali citate dall’agenzia di stampa Wafa hanno riferito che i corpi di otto persone sono stati recuperati dopo un bombardamento che ha colpito un’abitazione. Le ambulanze e le squadre civili hanno recuperato anche i corpi di altre cinque persone a seguito di un attacco aereo israeliano contro negozi nel campo profughi di Nuseirat, nella parte centrale della Striscia. I caccia israeliani hanno preso di mira una casa nel campo di Bureij, provocando l’uccisione di diversi civili e causando diverse vittime, mentre hanno portato avanti le loro incursioni in diverse aree della città meridionale di Rafah. 

Supererebbe i 37.370 morti il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre dello scorso anno. L’ultimo bollettino diffuso dal ministero della Salute di Gaza, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas, parla di 37.372 morti e 85.452 feriti. Lo riferisce la tv satellitare al-Jazeera.  

“La violenza sessuale è sempre stata un’arma di guerra e continua ancora oggi”, ha detto la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, intervenendo all’evento dedicato alla questione della violenza sessuale da parte dei terroristi di Hamas e a cui ha partecipato l’ostaggio liberato Amit Soussana. “In Ucraina, i soldati russi hanno violentato le donne ucraine; in Iraq e Sudan, le donne sono sottoposte a terrore sessuale; e il 7 ottobre Hamas ha commesso atti orribili di violenza sessuale – ha aggiunto la Harris – Nei giorni successivi al 7 ottobre, ho visto immagini di persone insanguinate. Donne israeliane rapite. Poi è venuto alla luce che Hamas aveva commesso stupri di gruppo al Nova Music Festival. Ho sentito i racconti di un ex ostaggio, di ciò a cui ha assistito e sentito in prigionia. Queste testimonianze, temo, non potranno che aumentare man mano che verranno rilasciati altri ostaggi”, ha affermato Harris. “Su questi crimini dev’essere detta la verità”. 

“Intendevo qualcos’altro e questo è quello che è venuto fuori. Mi dispiace per questo. Non penso sia affatto appropriato paragonare qualcuno a Hamas o alle sue attività”. Lo ha detto durante una riunione della Knesset il deputato israeliano Nissim Vaturi, che in precedenza aveva accusato i manifestanti antigovernativi israeliani di comportarsi come un ramo di Hamas. 

Vaturi ha presentato le sue scuse dopo che Benny Gantz ha chiesto a Netanyahu di rimuovere il deputato dal governo, definendo le sue osservazioni “riprovevoli”. 

Gli Houthi esortano Russia e Cina a presentare all’Onu le prove che gli hanno fornito sulla presunta rete di spionaggio che i militanti sciiti hanno smantellato nei giorni scorsi nello Yemen, portando anche all’arresto di 13 dipendente delle Nazioni Unite. In una nota, Mohammed Ali al-Houthi, membro del Consiglio politico supremo degli Houthi, ha difeso la detenzione del personale dell’Onu, accusando il Palazzo di Vetro di “mancanza di rispetto della sua Carta”. “Non abbiamo alcuna posizione contro i dipendenti dell’organizzazione delle Nazioni Unite, ma condanniamo gli Stati Uniti per aver impiegato le loro spie con il pretesto del lavoro umanitario e diplomatico – ha dichiarato al-Houthi – Siamo pronti a consegnare le prove e i documenti a una terza parte che rifiuti la violazione della sovranità dei Paesi con tali atti di spionaggio, e le dichiarazioni degli Stati Uniti a questo proposito sono una negazione di fatti evidenti, come negare il sole in pieno giorno”. 

Il leader degli Houthi ricorda quindi di “aver già invitato Cina e Russia, e l’invito è ancora in corso se vogliono presentare (le prove) al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. L’Onu e le sue agenzie dovrebbero “fornire una spiegazione per queste azioni” su cui abbiamo ripetutamente avvertito con delle prove, poiché riflettono una mancanza di impegno nei confronti della loro Carta e dei regolamenti, che è un altro crimine ingiustificato”. 

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