ROMA – I nuovi dazi compensativi sui veicoli elettrici importati dalla Cina, imposti da Bruxelles a causa delle illecite sovvenzioni erogate ai costruttori locali dal governo cinese, sembrano essere efficaci. Secondo la società di ricerche di mercato Dataforce, infatti, a luglio, primo mese di applicazione dei nuovi dazi, nell’Ue le immatricolazioni di auto elettriche prodotte in Cina sono crollate del 45% rispetto a giugno. E anche se il dato è stato elaborato sulla base dei risultati dei 16 Paesi Ue che finora hanno pubblicato le vendite di luglio, anche quando i dati di tutti i paesi saranno disponibili l’ordine di grandezza non cambierà molto.
Tra le 16 nazioni prese in considerazione infatti sono già inclusi tutti i principali mercati europei dell’auto, compresa Germania, Francia e Italia. Piuttosto, un ruolo importante nel tonfo delle immatricolazioni di auto elettriche cinesi a luglio potrebbe averlo avuto la massiccia anticipazione delle consegne nel mese di giugno (+37%), quando i dazi di importazione dalla Cina in vigore erano ancora del 10%. Quindi non è escluso che possa essere un effetto una tantum.
In effetti in Germania la quota di mercato dei marchi cinesi nelle immatricolazioni di nuove auto elettriche è scesa dal 13% di giugno all’8% di luglio, mentre in Francia è scesa dall’8 al 5%. Nel Regno Unito, invece, che dopo la Brexit non fa più parte dell’Ue e quindi non ha innalzato i dazi sulle auto elettriche provenienti dalla Cina, la quota di mercato dei produttori cinesi a luglio è aumentata.
Le nuove tariffe doganali imposte da Bruxelles ai costruttori cinesi si differenziano in base ai sussidi ricevuti dal governo cinese e al livello di cooperazione dimostrato con l’Ue durante l’indagine anti-dumping e prevedono aliquote comprese tra il 17,4% e il 38,1%. Saic, che controlla il brand MG, è fra i più colpiti, con un dazio che passa dal 10 al 46,3% ed un impatto pesante sulle vendite: -38% rispetto a luglio 2023 e -60% rispetto a giugno. A Geely invece è stato assegnata un dazio del 29,3%, mentre quello imposto a Byd, il più grande produttore cinese di auto elettriche e testa a testa con Tesla per il primato mondiale, è del 27%. Una quota che certamente non scalfirà più di tanto i profitti di Byd, permettendogli di continuare a vendere in Europa a prezzi concorrenziali e senza aumenti. Non a caso, nonostante un calo del 5,5% delle vendite di luglio rispetto a giugno, Byd ha triplicato le immatricolazioni in Europa rispetto a luglio 2023.
I più colpiti dai dazi di Bruxelles potrebbero invece essere paradossalmente proprio i modelli elettrici che le case europee, prevalentemente tedesche, producono in Cina ed esportano nell’Ue. Ed infatti, proprio i big tedeschi della produzione e della componentistica sono tra i maggiori oppositori delle nuove tariffe. Sì perché la partita non è ancora chiusa. I dazi, operativi dal 5 luglio, sono ancora provvisori e hanno una durata massima di quattro mesi, entro i quali la Commissione Ue dovrà prendere una decisione in base al voto degli Stati membri dell’Ue. Per rendere i dazi definitivi per un periodo di 5 anni, dovrà essere raggiunta una maggioranza qualificata di 15 Paesi membri rappresentanti almeno il 65% della popolazione Ue. Al momento, con il consenso ai dazi già manifestato da Francia, Italia, e Spagna, si è raggiunto solo il 40% della popolazione europea e la fronda dei paesi contrari, capitanati dalla Germania, sembra destinata a crescere. Insomma può ancora succedere di tutto.